La più grande paura di Kate Middleton riguarda tutti noi, soprattutto le nuove generazioni: “Devasta le nostre vite”.
L’allarme degli esperti è datato. Nessuno lo ascolta più. Eppure qualcosa sta cambiando. I social media hanno modificato profondamente le nostre abitudini, la nostra forma mentis. I giovani soprattutto si sono arrugginiti, faticano a intrecciare relazioni profonde e non riescono a osservare il mondo che li circonda per più di tre secondi. Sull’autobus, nei luoghi pubblici, al tavolo con i coetanei, persino mentre si guarda un film non si riesce ad abbandonare lo smartphone in un’altra stanza.

Una realtà parallela dominata da “filtri”, che dunque impedisce all’essere umano di mettere radici nella verità. Una verità che, purtroppo, diventa sempre più relativa. E Kate Middleton ha subìto sulla sua pelle cosa significa sopravvivere sui social. Come quando venne massacrata per lo scatto insieme ai figli, modificato da lei stessa con un po’ di ingenuità e divenuto matrice di tesi complottiste sul suo stato di salute.
O ancora quando circolavano le immagini che la ritraevano insieme a William con le buste della spesa, pochi mesi dopo l’operazione all’addome, commentate dagli utenti in modo incivile. Qualcuno ha sostenuto che fosse la sua sosia e che la Principessa del Galles fosse passata da tempo a miglior vita. Frasi che vengono esasperate dal riscontro mediatico, dalla ri-condivisione compulsiva e che rimangono tatuate nella mente di chi le subisce.
Kate Middleton contro i social media
Queste piattaforme rischiano di “renderci mentalmente assenti e incapaci di interagire con persone che ci sono vicine, anche se fisicamente presenti”. La maggior parte delle persone sono “non solo distratte, ma lontane da quella forma basilare di amore che le connessioni umane richiedono”. Kate Middleton esprime pubblicamente e ufficialmente la sua preoccupazione, firmando – insieme a un team di psicologi e specialisti – il saggio scritto da Robert Waldinger, professore della Harvard Medical School.

Waldinger ha sottolineato come questi dispositivi, presentati inizialmente con l’obiettivo di connettere le persone, “facciano frequentemente il contrario”. Il professore parla addirittura di “una disconnessione epidemica che devasta la vita delle famiglie”, ma anche i legami affettivi e sociali. Nelle scuole, oggi più che mai, bisognerebbe includere delle lezioni che aiutino gli studenti ad approcciarsi coscienziosamente ai vari device e all’Intelligenza Artificiale.
Due elementi che, anno dopo anno, faranno sempre più parte della nostra quotidianità. Apprenderne l’utilizzo ci permetterebbe di usufruirne come strumento, senza diventarne succubi.