Fame nervosa, riconoscerla è fondamentale per contrastarla. Il metodo indicato dagli psicologi è infallibile.
Il primo passo per non farsi dominare dalla fame nervosa è riconoscerla. L’impulso infatti è ben diverso dalla fame fisica. Partiamo dalla sua origine: la prima può insorgere poiché alimentata dallo stress o da un malessere emotivo, la seconda si manifesta con il consueto brontolio allo stomaco o con il senso di spossatezza e talvolta l’abbassamento della pressione. Nel primo caso è la mente che parla, nel secondo il corpo.

Una seconda riflessione riguarda il tipo di cibo che si desidera in quel momento. Gli psicologi di solito propongono il quesito seguente: “Hai fame? Mangeresti un frutto o un semplice pezzo di pane?”. Generalmente, quando si tratta di fame fisica, non si è troppo schizzinosi. La fame emotiva invece richiede immediatamente i “comfort food”, molto grassi e ricchi di zuccheri. Patatine, merendine, cioccolato, gelato e simili.
Infine, è importante concentrarsi sulla sensazione conseguente all’aver mangiato. La mente giustifica la fame fisica. Se state morendo di fame e pranzate, rispettando il limite del senso di sazietà, non vi sentirete in colpa. Se invece vi sfogate su junk food e consumate quantità molto sostanziose di cibo, andando oltre il limite del senso di sazietà, probabilmente avvertirete poi una sensazione di disagio. Una volta prodotta questa distinzione, vediamo come contrastarla.
Fame emotiva, non esserne vittima: ecco cosa devi fare
La fame emotiva ha origini interiori. Deriva da un malessere, generalmente attribuibile a un senso di vuoto o assenza di validazione. È come se la mente cercasse la coccola oppure un premio che non riesce a riconoscere nella vita di tutti i giorni. L’obiettivo è appagarla in modo più sano. Il senso di vuoto, ad esempio, può essere colmato con la cura di sé. Invece di sfogarsi sul cibo, ci si può dedicare ad attività che si amano profondamente. La lettura, l’arte, la musica.

Dove trattarvi come vi tratterebbe un buon amico, osservandovi “da fuori” e comprendendo ciò di cui avete bisogno. La validazione invece la si acquisisce con dei piccoli obiettivi. Esempio: iscriversi in palestra e monitorare i risultati oppure impegnarsi nel lavoro così da migliorare le proprie skills professionali. Di base, è importante abbandonare l’idea che la nostra autostima dipenda da fattori esterni.
Non dovete aspettare che siano gli altri a dirvi che siete capaci, bravi e intelligenti. Dovete investire tempo e amor proprio in una crescita emotiva, così da osservarvi con maggiore oggettività e coscienza di sé.
 
 




